L’introduzione della telemedicina offre nuove possibilità di cura, ma anche specifiche responsabilità per il medico.

Utilizzando nuovi strumenti digitali per la diagnosi ed  il monitoraggio ci sono dei rischi per  i professionisti che devono conoscere ed agire in modo corretto per tutelarsi.

Il primo nodo riguarda la responsabilità professionale. Anche nelle prestazioni a distanza, il medico risponde pienamente dell’atto sanitario, esattamente come nella pratica tradizionale. La mancata diagnosi, l’errore valutativo o la gestione inadeguata del caso clinico via telemedicina espongono il professionista alle stesse conseguenze giuridiche, civili e penali, previste per la medicina in presenza.

Un secondo aspetto riguarda il consenso informato. Nella telemedicina è essenziale ottenere un consenso specifico, che informi il paziente non solo sulla prestazione, ma anche sulle modalità digitali di erogazione, sui limiti tecnici e sui rischi connessi. Il medico deve documentare il consenso in modo chiaro, anche se raccolto attraverso piattaforme telematiche.

La protezione dei dati personali rappresenta un altro punto critico. Il medico che utilizza la telemedicina è tenuto a garantire la riservatezza delle informazioni sanitarie, adottando misure tecniche adeguate contro accessi non autorizzati e violazioni. È fondamentale accertarsi che le piattaforme usate siano conformi al Regolamento europeo sulla protezione dei dati (Gdpr).

Sotto il profilo assicurativo, la telemedicina va coperta da polizze professionali specifiche. Non tutte le coperture assicurative tradizionali includono l’attività a distanza, quindi il medico deve verificare e aggiornare la propria posizione con la compagnia assicurativa.

Infine, il medico deve rispettare le linee guida e le buone pratiche cliniche definite per la telemedicina, evitando utilizzi impropri degli strumenti digitali. La scelta di ricorrere alla telemedicina deve essere sempre giustificata dal quadro clinico e non deve sostituire visite in presenza quando necessarie.